Maledetto 2020. A pochi giorni dalla scomparsa di Diego Armando Maradona, ci lascia un altro pezzo di storia del calcio: Paolo Rossi
L’indimenticabile Pablito, l’eroe dei Mondiali del 1982, quando con sei reti portò l’Italia alla conquista del suo terzo titolo mondiale, è morto all’età di sessaantaquattro anni, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2020, all’ospedale Le Scotte di Siena, dove era ricoverato a causa del tumore ai polmoni che lo affliggeva da tempo.
Gli inizi e la carriera. Inizia a giocare nel Santa Lucia, squadra di Prato, nell’Ambrosiana e poi nella Cattolica Virtus di Firenze. Dal 1972 entra a far parte delle giovanili della Juventus ma il periodo è segnato da una serie di infortuni. Nel 1976 arriva a Vicenza, dopo una stagione al Como, e si fa notare perché in tre stagioni colleziona 107 presenze e segna 66 gol, trascina la squadra alla promozione in Serie A e successivamente sfiora lo scudetto (dietro la Juve) ottenendo per la seconda volta il titolo di capocannoniere.
Nel 1979 passa al Perugia, prima squadra ad avere uno sponsor sulla maglia; viene squalificato per due anni dalla CAF con l’accusa di aver truccato la partita Avellino-Perugia perdendo, così, anche l’occasione della convocazione ai mondiali.
1982: l’anno magico di Pablito. Convocato da Bearzot per i Mondiali di Spagna, Rossi dopo un inizio in sordina, nella seconda fase a gironi segna 3 gol al Brasile di Zico, Socrates e Falcao; in seguito gli azzurri battono l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek (segnando una doppietta) e infine realizza il primo gol contro la Germania Ovest di Rummenigge, nella memorabile finale del Bernabeu vinta 3-1 alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Insieme a Roberto Baggio e a Christian Vieri detiene il record italiano di marcature segnate in una rassegna iridata con 9 gol, inoltre è stato il primo giocatore, eguagliato successivamente da Ronaldo il “Fenomeno”, ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale con il titolo di capocannoniere e Pallone d’Oro (conquistato precedentemente da Gianni Rivera e Omar Sivori).
Terminati i Mondiali, Rossi fa incetta di trofei con la maglia della Juventus, conquistando due scudetti (1981-1982 e 1983-1984), una Coppa Italia (1982-1983), una Coppa delle Coppe contro il Porto nel 1982-1983 e infine una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni, entrambe durante la stagione 1984-1985 battendo il Liverpool.
Le ultime stagioni e il ritiro. Nel 1985 veste la maglia del Milan, la numero 10 appartenuta a Gianni Rivera, mentre una serie di problemi alle ginocchia lo costringono a giocare, a trentun anni, la sua ultima stagione da professionista (1986-1987) col Verona.
Premi ed altre curiosità. Nel 1980 incide un quarantacinque giri con la canzone Domenica alle tre, il cui testo tratta il rapporto tra i calciatori e le proprie compagne. Conclusa la carriera da calciatore diventa opinionista tv, commentatore sportivo e si impegna molto nel sociale. Nel 2002 pubblica la sua autobiografia Ho fatto piangere il Brasile e nel 2012 scrive il libro 1982. Il mio mitico mondiale, mentre nel 2004 viene inserito nel Fifa 100, ossia una lista dei 125 più grandi giocatori viventi selezionata da Pelè, in occasione del centenario della Federazione.
Gli sono state dedicate due mostre, una nel 2015 nel Chianti e una nel 2019 a Perugia intitolata Pablito great emotions. Sempre nel 2019 è stato girato un documentario sulla sua vita e carriera: Paolo Rossi. A champion is a dreamer who never gives up, di Scolari e Fellini.
(Lucia Romani)
Gli omaggi in tutto il mondo. Bandiere a mezz’asta in segno di lutto sia in FIGC che nel Centro Tecnico Federale di Coverciano, su tutti i campi da gioco, anche internazionali, verrà osservato un minuto di silenzio in suo onore. Anche la stampa estera ha voluto ricordare Paolo Rossi, definendolo: eroe, leggenda, etoile e anche “carnefice del Brasile”.
Con i suoi gol ha fatto sognare una nazione intera, riuscendo anche a “riunificarla” dopo circa vent’anni di terrorismo, ma come ha detto Pelè (un altro mostro sacro del calcio mondiale): “Paolo Rossi è uno dei grandi, che ha reso il calcio così importante”. Addio, Pablito.