Dietro ogni corpo c’è una storia: l’obesità cresce, ma il giudizio sociale corre più veloce della comprensione

Spesso, quando vediamo una persona obesa, ci fermiamo all’apparenza. Ma ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro quella massa corporea? Non sempre la causa è una cattiva alimentazione. Possono esserci disturbi fisici, traumi emotivi, effetti collaterali di farmaci o semplicemente un rifugio nel cibo per affrontare il dolore. Prima di giudicare, serve empatia. Certo, esistono abitudini alimentari scorrette e il dilagare del “cibo spazzatura” nei locali di tendenza – tra pub, panini e patatine – non aiuta. Ma ridurre tutto a una scelta personale è superficiale.
In Italia, l’obesità è in crescita: negli ultimi 20anni si contano 1,6 milioni di adulti in più, per un totale di quasi 6 milioni. Il fenomeno colpisce sempre più i giovani: nella fascia 18-34 anni, la percentuale è passata dal 2,6% al 6,6%, triplicando tra le donne. Anche tra gli over 74 si registra un aumento dall’11% al 13,8%.
Secondo il Ministero della Salute, l’obesità è una priorità nazionale. È legata a oltre 200 complicazioni, tra cui diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie. L’indice di massa corporea elevato è associato a ipertensione e a un aumento della mortalità, indipendentemente da età o stile di vita.
Le strategie per contrastarla devono essere integrate e multi-settoriali: scuola, lavoro, ambiente urbano. Serve alfabetizzazione sanitaria, interventi legislativi e un riconoscimento ufficiale dell’obesità come malattia. L’inserimento del tema nelle politiche del G7 potrebbe aprire nuove prospettive globali.
Infine, è fondamentale combattere lo stigma. L’obesità non è solo una questione clinica, ma anche sociale. Il cambiamento richiede il coinvolgimento di tutta la società. Solo così potremo davvero cambiare il modo in cui vediamo, preveniamo e trattiamo questa patologia.
(Marilena Ridolfi)









